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Campospinoso nei documenti medievali
Il nome di Campospinoso deriva, probabilmente, dalla folta vegetazione del territorio, che a metà del 1200 era costituita da arbusti e piante di rovi, prognolo e biancospino.
La prima volta che, nei documenti d'archivio, troviamo indicato ll nome di Campospinoso, siamo nel lontano 1250, in pieno Medioevo.
Una seconda citazione risale al 1466, quando Campospinoso è citato tra le terre che il Duca di Milano vende agli Attendolo, signori di Broni.
Nel Medioevo, dal punto di vista religioso, Campospinoso dipendeva da Broni, pur essendo dotato di un proprio oratorio, dedicato a San Lorenzoe, di cui si trova traccia in na visita pastorale del 1354.
Nel 1511 lo stesso oratorio risulta ingrandito, orientato diversamente e accudito da un chierico, che deteneva anche gli edifici reliogiosi di Sant'Andrea di Falco e San Giacomo di Viguzzolo.
Solo a seguito del lascito del sacerdote don Giovanni Battista Pessino, navito di Campospinoso e parroco di Soriasco, l'oratorio viene definitivamente parrocchia.
Dalla fine del Duecento agli inizi del Quattrocento tutto il territorio appartenne ai Barbiano di Belgioiso, per poi entrare in possesso degli Attendoli di Broni.
Dal Settecento al Novecento gran parte dei terreni di Campospinoso diviene proprietà della nobile famiglia dei Arnaboldi Porta Spinola Gazzaniga di Milano.
Dal 1924 al 1948 il Comune è stato territorialemente unito con il Comune di Albaredo Arnaboldi con cui ora è attiva l'Unione.
 
Due preziose chiese
Tra i monumenti, spiccano le due chiese:
 
Chiesa di San Lorenzo
della fine dell'Ottocento
 
Chiesa di Santa Maria Maddalena
della fine del Settecento.
 
Al suo interno conserva opere d'arte di rilievo, tra cui una Crocifissione attribuita a Guido Reni e due dipinti riconosciuti alla scuola di Caravaggio e dello Spagnoletto.
 
Un po' di letteratura
Il territorio fu infeudato agli Arrigoni e seguì le sorti di Broni. Non lontano dalla chiesa parrocchiale, sulla strada che transita obliquamente alla navata sinistra, si nota una torre con la solita decorazione a dentelli quasi all'altezza del sottogronda e sei aperture comlessive nella facciata di prospetto: sue superiorir, una finestra ed una porta con balconcino nal primo piano, e una finestra e una porta d'ingresso a pianterreno.
L'edificio fa parte di un fabbricato forse cinquecentesco, avente verso il cortile quattro portici ad arco ribassato, oltre al fornice destinato a ingresso carraio. dalla fisionomia planimetrica inerna nasce il dubbio che il complesso abbia avuto all'origine i caratteridi di un vero e proprio castelluccio locale su quattro corspi. Non esiste più quello del lato occidentale. Poco lontano, proseguento sulla stessa via, si nota un altro insieme di costruzioni di vecchia data.
Da M. Merlo, "Castelli, rocche, case-forti, torri della Provincia di Pavia", 1971, volume Oltrepò.
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